domenica 14 giugno 2009

CODICE ELABORATO E CODICE RISTRETTO

IL CODICE RISTRETTO: è quello formato da frasi brevi con una grammatica semplice. Le frasi complesse invece sono formate con le stesse congiunzioni e poche parole difficili. C’è poco lessico, pochi concetti e poca organizzazione del discorso.
Mentre il CODICE ELABORATO: è formato da frasi più lunghe con una grammatica completa. Le frasi complesse sono più ricche di parole e congiunzioni (rispetto a quelle del codice ristretto) , quindi c’è più scelta di termini, significati e quindi il discorso risulterà più ricco; Quindi nelle classi inferiori viene usato un codice ristretto, mentre nelle classi più ricche il codice elaborato . Le famiglie che usano un codice ristretto nel proprio linguaggio soffrono di uno svantaggio socio-culturale, e questo porta a loro più difficoltà nel campo scolastico, dove si tende ad usare il codice elaborato (per poter fare esercizi di grammatica o di composizione), quindi la possibilità di avere un’istruzione un buon livello, è in parte condizionato dalla classe di appartenenza.

SVILUPPO COGNITIVO

Nei primi anni di vita il bambino acquista molte capacità cognitive come ad esempio: A camminare, a manipolare gli oggetti, a ragionare. Questo sviluppo cognitivo aiuta lo sviluppo linguaggio e della comunicazione; Il linguaggio avviene dopo la comunicazione e il piccolo è già capace di seguire le principali regole di conversazione. Questo facilita lo sviluppo del linguaggio. Un’altra cosa molto importante è l’ambiente in cui cresce il bambino questo perché aiuta lo sviluppo del linguaggio e della comunicazione. Possiamo rivolgere l’attenzione a due fattori: 1) I GENITORI E GLI ALTRI ADULTI: Quando un adulto parla con un bambino che non sa ancora parlare fa uso di un registro linguistico caratterizzato da una melodia che si mantiene sui toni di voce alta, questo modo di parlare viene detto: MADRESE. Questo linguaggio è un aiuto fino a quando il piccolo non ha una buona padronanza del linguaggio, gli consente di parlare con i suoi interlocutori;Dalla nascita in poi gli adulti hanno un ruolo molto importante nella vicenda. Ci sono genitori che più di altri favoriscono lo sviluppo del linguaggio. Lo stile migliore è quello del genitore che adegua il proprio linguaggio al piccolo. E’ molto importando che il genitore negli scambi centri su il piccolo, le sue intenzioni, i suoi interessi, il suo mondo. 2) IL LIVELLO SOCIALE: Lo sviluppo del linguaggio è influenzato dalla classe sociale di appartenenza. Infatti i bambini che fanno parte di classe più povere fanno fatica a impadronirsi della lingua standard del proprio paese. Queste difficoltà nascono dal diverso clima linguistico in cui a bambini crescono.

I MECCANISMI DI SVILUPPO

Lo sviluppo e l’uso del linguaggio dipende da vari fattori:

FATTORI BIOLOGICI:

Nello sviluppo del linguaggio i bambini a qualsiasi lingua appartengano seguono le stesse tappe e manifestano gli stessi comportamenti linguistici.

Il linguaggio viene acquisito in un determinato periodo dello sviluppo del piccolo che viene programmato dall’organismo, questo periodo viene chiamato: FASE SENSIBILE PER L’APPRENDIMENTO DEL LINGUAGGIO: questa fase va dai 18 mesi agli 11-13 anni, questa fase dura degli anni.

APPRENDIMENTO: Nel linguaggio possiamo trovare diversi tipi di apprendimento, CONDIZIONAMENTO, il comportamento dei bambini viene condizionato/ modificato da quello degli adulti, fino a quando il piccolo non diventa un essere dotato di competenza linguistica.

APPRENDIMENTO SOCIALE: In questo tipo di processo sono importanti l’imitazione e la tradizione, perché il piccolo apprende molto seguendo ed imitando gli adulti.

Infatti l’adulto occupa una parte importante nella vita del bambino, perché il comportamento linguistico dell’adulto è per il piccolo un rinforzo ideale, cioè se il piccolo vede il genitore che parla correttamente lui imparerà ad esprimersi in maniera corretta.

APPRENDIMENTO COGNITIVO: Il bambino si crea una mappa per imparare come è fatto, come funziona e come usare il linguaggio. Il bambino non si limita solo ad assumere passivamente le conoscenze ma in certi casi, è necessario un apprendimento attivo di tipo cognitivo.

giovedì 11 giugno 2009

LO SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE

Le prime comunicazioni iniziano a 10 mesi, però avvengono tra madre e bambino.
Le vere comunicazioni si hanno quando il bambino fa qualcosa per richiamare l’attenzione della madre o di raggiungere uno scopo.
Quando nasce la comunicazione il bambino non ha ancora ben acquisito il linguaggio, le
prime parole vengono dette pochi mesi dopo. Però il piccolo appena acquisisce bene il linguaggio, la comunicazione si sviluppa velocemente.
Lo sviluppo è facilitato perché il bambino quando inizia a parlare è già in grado di comunicare; Imparare a comunicare non significa solo saper esprimersi ma anche imparare ad usare le varie forme strutturate di comunicazione della propria lingua, che ci permettono di parlare correttamente.

LE ESPRESSIONI DIRETTE

Sono delle formule, che vengono usate come frasi di cortesia, e usando queste formule si compie un atto linguistico;
A 2-3 anni il bimbo è capace di interpre
tare un’espressione indiretta, se ad esempio noi gli proviamo a chiedere: “E’ IN CASA LA MAMMA?” lui non ci risponderà: “SI”, ma farà qualcosa per farci capire che lei è in casa e ci aiuterà a trovarla;
Però a 3-4 anni il piccolo fa un passo indietro con il linguaggio, questo avviene perché prende alla lettera le espressioni indirette, e quindi da molto peso alla comprensione e alla costruzione della frase e da meno peso al vero significato.
Il bimbo a 5-6 anni comincia a capire la vera importanza di non chiedere o dare ordini agli altri in modo aggressivo. Impara a chiedere e dire cose in maniera delicata ed educata.

giovedì 4 giugno 2009

LE REGOLE DI CONVERSAZIONE

Il bambino inizia molto presto a prendere parte della conversazione e ad esercitarsi nell’ alternare i turni e nel controllo dei messaggi. Impara anche che nella conversazione si collabora anche se non è ancora completamente padrone di tutte le regole del linguaggio.
I TURNI:
Nel primo anno di vita il bambino si esercita in scambi vocali con la madre, che sembrano delle conversazioni (detti pseudo-dialoghi). Il Piccolo produce un balbettio mentre la madre di solito parla e a volte si limita anche lei a fare piccoli suoni senza significato. Anche in queste conversazioni vengono rispettati i turni, ci si esprime uno per volta senza interrompersi, come in una vera e propria conversazione,
E’ la madre che si incarica di far rispettare i turni, lo fa inserendosi con la sua voce nelle pause che il bambino fa spontaneamente. Con lo sguardo capisce quando il bambino sta per fermarsi e quando sta per ricominciare;
A 2 anni il bambino non ha più bisogno che l’adulto lo guidi, può fare veri e propri dialoghi.
A 3 anni è già molto abile, riesce a conversare a lungo con altri suoi compagni, rispettando i turni.
LE SEQUENZE COMPLEMENTARI:
Nel primo anno di vita oltre ai “TURNI” compaiono le prime sequenze complementari, il piccolo ha con l’adulto scambi non-verbali. Questi scambi servono per attirare l’attenzione e ottenere qualcosa: il bambino prende un oggetto, e lo mostra all’adulto e glielo porge;
Nel secondo anno, con l’arrivo delle parole, le sequenze tipiche tendono a trasformarsi.
Il bambino raccoglie informazioni dagli altri. Fino adesso la sua conoscenza si basava sull’osservazione e l’esperienza diretta, da qui in poi usa il sapere delle altre persone per imparare.
Quando il bambino si sente sicuro di sé può iniziare per primo a nominare qualcosa o fare un commento su qualcosa e aspettare una reazione dell’adulto. Appena gli adulti vedono che il bimbo è in grado di esprimersi da solo, iniziano a fargli una serie di domande, come ad esempio: “COME SI CHIAMA QUESTO? COSA FA IL CANE?” Il bambino piano piano risponde e l’adulto lo corregge.
Il bambino a 3 anni, inizia da solo a fare domande per primo, questo lo fa con l’intento di avere informazioni.
IL CONTROLLO DELL’EFFICACIA DELLO SCAMBIO:
Anche questa abilità si sviluppa molto in fretta. Quando il piccolo mette in funzione le prime sequenze complementari, che servono per attirare l’attenzione dell’adulto: “RICHIAMO-ATTENZIONE”, il bambino segue l’adulto per vedere come reagisce, quando vede che i suoi messaggi, per attirare l’attenzione, funzionano si permette di non seguire più l’adulto.